mercoledì 2 settembre 2015

Riepilogo di un' assenteista

Come spiegare la mia infame assenza?

1) Dovete sapere che nella mia vita, aldilà dei buoni propositi incollatimi addosso dal Guru del Marketing, ex editore e Coautore della Bibbia dei Grammar Nazi "La grammatica italiana di Luca Serianni" Alberto Castelvecchi io non mastico molto il marketing. Senza contare che in una Roma arroventata, i cui mezzi pubblici fanno sega e la cui metro A chiude alle 22:00 di sera non mi era fattibilissimo partecipare alla rassegna "Cento libri in giardino" in zona Quadraro. Questo ha comportato meno vetrina per me. 
La cosa *buona* in tutto questo è che il 7 Settembre la munifica Agenzia Herzog mi ha offerto l'opportunità di uno stage da ufficio stampa alla Lithos #fingercrossed. 


2) Era l'estate della mia laurea, quella della mia discussione di laurea in Filologia classica, con la tesi più mangiapreti della storia accademica. Con tutta stesura della tesi, il preparare la discussione e annessi e connessi. 

3) Appena dopo la mia trionfale discussione con 108, con tanto di casacca zebrata addosso (vedere foto di Facebook per credere), vi pare che non mi è toccato il mio secondo cross-linking in cinque anni? Occhio destro rioperato, inabilità a leggere, per non parlare dello scrivere.

4) Quanto allo scrivere non avevo neanche il portatile, non un wi-fi, non internet nella mia San Salvo Marina, località balneare "borderline" fra l'Abruzzo e il Molise. Internet era solo nel mio Smartphone. E a traffico limitato.

5) L'altro mio cruccio di questo periodo, oltre allo stage, è lo studio per il test preselettivo del TFA.

Ma da oggi SI TORNA A ROMA, SI TORNA ALLA VITA.

sabato 27 giugno 2015

WARNING! Comunicazioni di servizio per correttori di bozze (e altra fauna editoriale).



Dopo taaante amenità sul come si correggono le bozze arriva il momento di tuffarsi nelle acque melmose del mercato del lavoro.

Innanzitutto, è bene mettersi a caccia di elenchi di case editrici, service editoriali e agenzie letterarie. I vari elenchi li ho copiaincollati dal sito de "Il Rifugio degli Esordienti",

Per le case editrici, un aiuto può esserci in questo senso:
http://www.danaelibri.it/rifugio/agenda/risultaticaseeditrici.asp?nome_editore=&tipo_pubblicazione=&provincia=TUTTE&inediti=TUTTI&contributo=TUTTI&NOME_TABELLA=CaseEditrici&submit=Avvia+la+ricerca

Per le agenzie letterarie, sempre dal "Rifugio degli Esordienti":
http://www.danaelibri.it/rifugio/agenda/risultaticaseeditrici.asp?nome_editore=&tipo_pubblicazione=&provincia=TUTTE&inediti=TUTTI&contributo=TUTTI&NOME_TABELLA=Agenzie&submit=Avvia+la+ricerca

Per i service editoriali, farsi un giretto nel web.

Altro canale muy particolare che al corso Herzog ci è stato suggerito per cercare lavoro è quello di bazzicare le fiere del libro e presentazioni varie, intanto ecco a voi una listarella delle varie fiere del libro in Italia. Ci sarà molto da viaggiare:

 http://www.bellami.it/gruppi-di-lavoro/eventi/festival-e-fiere-del-libro-in-italia/

Ora, un po' di dritte "finanziarie". Se siete agli inizi e non avete ancora un tale giro di collaborazioni da farvi toccare guadagni di ALMENO 5000 euro annui NON APRITE PER NESSUNISSIMA RAGIONE LA PARTITA IVA, che comporta obblighi e salassi di tasse. Senza obbligo di partita IVA figurate come "collaboratori occasionali".

Altra cosa: almeno agli inizi è preferibile essere assunti come stagisti all'interno della casa editrice e con un contratto a progetto piuttosto che proporsi come collaboratore esterno freelance.

Detto questo la messa è finita e good luck!





giovedì 11 giugno 2015

Parte 2: La Norma oltre le norme redazionali.



Per quanto si sia detto come ogni casa editrice abbia una propria "grammatica" (a.k.a. "norme redazionali"), esistono R.E.G.O.L.E. che un correttore DEVE conoscere ALDILÀ dei particolarismi editoriali.

Perfezione grammaticale: sapersi destreggiare fra congiuntivi e ortografia è un inizio, ma NON BASTA. Il correttore di bozze dev'essere un grammar nazi implacabile, spietato verso quegli "errorini" ("è" del verbo essere scritto con accento acuto invece che grave) su cui le stesse prof di scuola chiudono un occhio. 
Per dire, io solo grazie a Herzog venni a conoscenza dell'arcano della "d eufonica" e del fatto che va usata solo se preceduta e seguita da vocali omofone (come in "ad Auschwitz", dove la "d" è sita fra due "a"). In espressioni come "ed Olga" è da evitare in quanto "e" ed "o" non sono vocali omofone. Ma niente panico: la "d eufonica" è in via d'estinzione dal parlato (per quanto un po' più "irriducibile" nello scritto).
Herzog mi ha introdotta anche nel Magico Mondo degli Accenti. Confesso di aver riempito i miei vecchi temi scolastici di "è" copula con accento acuto (!!!), ma capisco solo ora come il prof di italiano che mi correggeva gli accenti non fosse in realtà affetto da disturbo ossessivo compulsivo. Gli accenti furono anche alla base del mio antico odio per il francese, lo ammetto. Bando all'album dei ricordi dei miei strafalcioni dovete sapere che orientativamente gli accenti a fine parola sono ACUTI (si vedano "perché", "poiché"...), in genere, tuttavia vi sono le eccezioni come "bignè" con accento grave, al che vi consiglio spassionatamente di consultare una grammatica. 
Sempre sul fronte "accenti" nei libri ci si imbatte in un altro orrore: E’ al posto di È. Maiuscole o minuscole, LE VOCALI ACCENTATE DEVONO RESTARE ACCENTATE.
Più peregrino il discorso del mettere o meno l'accento su "se stesso". Vi dirò, Herzog e Serianni raccomandano "sé stesso" con l'accento, ma nei libri ho riscontrato sempre il caso contrario, quindi scialla.
Altri miei errori inconfessati sono "pò" invece di "po'" nonché le raffiche di puntini di sospensione (devono essere né più né meno di tre: "..."). Insomma, cosucce passabili finché si è in chat, ma decisamente meno se si lavora in casa editrice.
Altro errore tragicamente frequente è scrivere "qual'era!" senza apostrofo. 


I titoli: per i titoli abbiamo l'opzione "alto" (TITOLO) o "alto + basso" (Titolo). La scelta dell'una o dell'altra dipende dalle norme redazionali di ciascuna casa editrice. I titoli sono comunque in corsivo o in tondo fra virgolette, con le maiuscole per i nomi propri. Da evitare l'accoppiata di de/ne + articolo (scrivete "il testo dei Promessi sposi" piuttosto che il cacofonico "il testo de I promessi sposi").
    
Rassegnatevi, non esiste corso letterario che non li tirerà in ballo.

Le citazioni: come anticipato nel post precedente, per le citazioni vigono le due scuole di pensiero("caporali" o "doppi apici") a seconda della casa editrice. Quando la citazione è introdotta da due punti abbiamo l'iniziale in maiuscolo, eccetto quando la suddetta citazione inizia con puntini di sospensione, dov'è in minuscolo. Nel caso di citazioni in lingua straniera usare il corsivo e inserire la traduzione tra parentesi, in tondo e fra virgolette in una nota a piè pagina.   




Le date: i decenni si indicano con la maiuscola ("gli anni Ottanta") mentre gli anni singoli con cifre precedute da un apostrofo (il '68). I nomi dei mesi e dei giorni della settimana vanno in minuscolo mentre la maiuscola è riservata a ricorrenze importanti (il Primo Maggio).



I dialoghi: essi sono introdotti dai trattini (- Ciao, Joe.) o dai doppi apici ("Ariciao, Joe.".). Quanto al punto a fine frase di un dialogo esso è inserito solo fuori dalle virgolette ("Ci, rivediamo, Joe".), o sia fuori che dentro di esse ("Ora ti levi dalle balle, Joe?".). 



Le note: chi ha all'attivo almeno la propria tesi di laurea avrà senz'altro dovuto farcirla di note a piè pagina per riportare le fonti bibliografiche, ossia i titoli di saggi e articoli da cui ci si augura che un laureando abbia attinto quanto vi ha scritto (onde scongiurare che non lo abbia inventato di sana pianta o letto su Topolino). Mai scritte tesi di laurea? No hay problema. Un esempio di nota può essere "J. Le Goff, Gli intellettuali nel Medioevo, Mondadori, Milano, 2008, p.70", se la stessa opera è citata più di una volta allora si scriverà, ad esempio, "J. Le Goff, op. cit., p.84". Anche redattori e autori stessi possono apporre note, ergo ecco "N.d.A." (nota dell'autore), "N.d.E." (nota dell'editore), "N.d.T" (nota del traduttore).




Didascalie e immagini: le immagini nel corpo del testo vanno numerate con cifre arabe con l'avanzare del testo, nel caso di tavole che occupano intere pagine la numerazione progressiva è in numeri romani. 





martedì 2 giugno 2015

La Correzione di Bozze o "Dei Ferri Ingrati del Mestiere"


Passettino indietro: perché mi sono barcamenata in un corso da redattore editoriale? 

Per dare una svolta a un inverno depressivo, fatto di timori da traguardo-laurea e "pezze" sentimentali? In parte. 

Perché il mio amore per i libri era solo questione di tempo prima che dovesse squarciare il velame dei suddetti timori e "pezze"? In parte. 

Perché il piano A dell'insegnamento è una strada lastricata di iperselezione, stress, schiavismo... e precariato per precariato almeno con l'editoria ho meno rischi di burnout? Non lo nego.

Perché mi ero stufata di tutta la fuffa teorica dell'università e volevo tuffarmi nel pragmatico artigianato intellettuale? SOPRATTUTTO E MIRATAMENTE PER QUESTO.


Herzog, l'inizio dell'inizio...

Eccomi allora accontentata con Herzog, agenzia letteraria che mi ha fatto toccare con mano la mansione di più BASSA manovalanza dell'editoria, ma tanto BASSA da essere BASILARE: la CORREZIONE DI BOZZE. Anche i profani del settore sapranno che per bozza si intende un testo in stato grezzo, con potenziali refusi (grammaticali, ortografici e di impaginazione) tutti da spurgare. Per rendere l'idea della delicatezza di tale compito dico solo che in biologia il processo secondo cui si replicano le sequenze di DNA eliminando i nucleotidi difettosi (i "refusi" genetici) si chiama proprio proofreading (correzione di bozze). Anche traslando il discorso nel più umanistico ambito editoriale la sostanza non cambia: il correttore di bozze cura la genetica di un testo. Un siffatto compito, ovviamente, ha bisogno del suo arsenale, composto da:

1) Una soglia di concentrazione V-E-R-T-I-G-I-N-O-S-A (dal primo giro di correzioni, se non addirittura fin dalla prima prova di correzione di bozze per essere assunti in casa editrice, è bene scovare ALMENO il 70% di errori se volete essere "dell'ambiente").

2) Una penna rossa (o blu, o nera, purché sia di inchiostro scuro) che sarà il vostro bisturi per sezionare il testo e estirpare quei cancri detti "errori". Con essa indicherete l'errore nel testo con l'apposito simbolo di correzione e riporterete tale simbolo nei margini destro o sinistro, o in calce o in cima alla pagina per indicare la correzione da apportare. 




Per un prospetto completo degli errori e relativi simboli di correzione, ecco il link: http://www.mestierediscrivere.com/uploads/files/correzione_simboli.pdf

3) Un righello da posizionare sotto ogni riga affinché l'occhio non si stanchi e non salti quella porzione di testo da correggere. Un vero amico per le talpe miopi/astigmatiche/altro come la sottoscritta.  


Ciao anche a te, e grazie di esistere! <3

4) Una lente di ingrandimento (perché il correttore è anche "detective" oltre che "chirurgo") per scovare anche gli errori più "birichini" e di grandezza infinitesimale (virgole, refusi nelle note a piè pagina, spazi "anomali" fra una parola e l'altra...).

Sherlock Holmes vs il Refuso dei Baskerville.

5) Una grammatica italiana, la Bibbia di ogni correttore. Se per voi i 31,45 € della grammatica del Venerabile Serianni sono un salasso, no fear: basta consultare il dizionario Treccani o del Corriere della Sera gratis e online (testato dalla sottoscritta). 
  
Ma su, correttori e grammar nazi italiani! Volete davvero rinunciare a una reliquia?

6) Il testo di riferimento, ossia l'originale scritto dall'autore, non ancora digitato sul computer e poi stampato in forma di bozze. È bene farvi riferimento sia pure per correggere apparenti "quisquiglie" come le virgole.

7) Le NORME REDAZIONALI. Il maiuscolo non è casuale essendo proprio le suddette norme la PRIMA cosa che dovete farvi dare appena entrate in casa editrice. Premetto col dire che ogni casa editrice ha una propria "lingua" e una propria "grammatica" sul come redarre i testi da pubblicare. A fronte di un'Adelphi che impiega per le citazioni i caporali (<< >>), ad esempio, altre case editrici preferiranno i doppi apici (" ") secondo l'uso americano. Le norme redazionali sono appunto delle sorte di "grammatiche editoriali", e che pur variando da casa a casa editrice hanno tutte i loro minimi comun denominatori. Nel prossimo post vedremo quali. 


venerdì 29 maggio 2015

ABOUT ME

Chi sono io? All'anagrafe Francesca Meale, nel sottobosco web Francy Fumagalli, nella vita una pulzella prossima al compimento del quarto di secolo (ad agosto saranno 25 anni, sic!) che ha appena concluso un'avventura - il corso editoriale Herzog - per tuffarsi in un'altra - la ricerca di una collaborazione, sia pur da novellina, per una casa editrice. 

Volete sapere altro? Sono prossima alla laurea magistrale in filologia classica (in cui, da brava mangiapreti, discuterò una tesi sulla satira anticlericale nei Carmina Burana), che dovrebbe schiudermi un'altra strada maestra: quella dell'insegnamento. Ma si sa, da umanista bisogna reinventarsi per attraversare la giungla, e il mio percorso consisterà anche in questo. Le competenze che man mano acquisirò (e ho già acquisito) saranno al vostro servizio in questo angolino di web. 

Ma non sarà solo un blog di editoria, bensì di vita, letteratura, cinema, società.

Vita appunto, e che dire della mia? Vivo a Roma nel quartiere-carillon di Casalbertone (alias Quello Dell'Auchan) con un fratello per coinquilino, mi drogo con un'amica di cinema d'essai e con un'altra, in giro per lo scenario post-industriale di Aprilia, mi perdo in trip su vite parallele. Sono childfree ma credo nella fecondità letteraria e sogno di scrivere un romanzo (una vampirata? Una virata del mito di Medea sul dark fantasy? Chi può dirlo?). Talvolta mi calo nei panni di grammaticus in gonnella per liceali in difficoltà, e ho respirato antichità nell'Istituto di Studi Romani, sito nella collinosa amenità dell'Aventino. In un certo senso mi considero "libraia amatoriale" avendo venduto i miei vecchi testi a buonissimo mercato a matricole di ateneo. Sono religiosa non in senso tradizionale, ma devota alla dea Minerva, obbrobrio scultoreo della Sapienza ed epigono della sapienza e combattività che saranno le mie bussole nel cammino editoriale (o scolastico? Chi può dirlo?).